23 giugno 2012

TAPPA N°2, Tutti giù per terra

Funerale della zia. Nel cortile della casa in campagna, la bara viene caricata sul carro funebre, i parenti sono radunati tutt'attorno nel cordoglio. Alle loro spalle si fa largo Walter. Quatto raggiunge il mezzo, s'affaccia nell'abitacolo, l'autista non c'è. Dall'altro lato, oltre il finestrino, due addetti alle pompe funebri lo osservano incuriositi. Walter li sfida con un sorriso da canaglia, liberatorio, poi toglie il freno a mano. Il carro funebre comincia a scendere giù dalla stradina e tutte le persone, sbalordite e preoccupate, si lanciano all'inseguimento.




Ralenti, basso elettrico incalzante, come a preparare un momento epico. Eccolo: Walter davanti a tutti compie un gesto folle, coraggioso. Come un eroe, rimane fermo su in cima ad osservare gli altri, gli sconfitti, scivolar giù verso valle.
Questa scena del film sembra finalmente consacrare la liberazione da tutto quel senso di frustrazione e inettitudine di cui è impregnato il protagonista, la sua intera storia. Dopo aver soltanto immaginato di soffocare con buste di plastica odiose insegnanti o fatto uccidere a colpi di mitragliatrice giornaliste impertinenti, eccolo passare all'azione.

Il momento scelto è più che mai significante: la morte della zia, l'unica persona che sapeva comprendere Walter, una via di fuga ed esempio per lui a dimostrazione che la vita non è soltanto opprimente insoddisfazione ma anche piacere e libertà. E così Walter saluta forse l'unica donna della sua vita consegnandola a un'ultima emozionante discesa, come un giro di giostra, e con la fila di parenti a inseguirla a perdifiato, per una volta smossi dalla rigidità e dal grigiore che li contraddistinguono.

Ma come per ogni ribellione, è necessario chiedersi: perché? Da cosa, o da chi? Quesiti a cui Walter stesso sembra in realtà non aver risposte precise. Risposte che potrebbero spiegarsi con una scrollata di spalle, o magari con un sospiro profondo e stanco. Il nemico di Walter è infatti qualcosa di indefinito, ma profondamente radicato nella quotidianità dei giovani della sua generazione: forse è noia figlia dell'agio, delusione per promesse in realtà mai fatte, l'eco di una società onnivora che acchiappa tutti nel vortice scaricandone gran parte.

Walter non è certo l'emblema di una generazione reale, ne è però forse un concentrato fatto di tanti aspetti che, singolarmente, sono riconoscibili per chi come lui ha affrontato o ancora affronta la difficile ricerca di un lavoro, di una persona da avere accanto, di un rapporto non conflittuale con la famiglia.
Il film, con le sue immagini e i suoi ritmi da spot pubblicitario, è quindi un agglomerato di tutto quello che non funziona nel mondo dei giovani. Un mondo dove a un funerale uno come Walter compie quel gesto facendo un po' l'eroe, ma l'istante dopo la colonna sonora gli ricorda che è un "povero stupido". Non c'è nemmeno il testo di godersi una qualche gloria, forse in fondo non esiste una vera alternativa, nessuna scappatoia alla triste realtà. E allora perché non lasciar rovinare giù dalla strada un carro funebre?



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