2 luglio 2012

TAPPA N°3, La vita è un miracolo

In preda al delirio da febbre alta, Luka viene curato da un vecchio saggio del paese e dalla nuova compagna Sabaha. Luka chiede all'uomo se ha visto Miloš, suo figlio partito per la guerra. Il vecchio chiude gli occhi, si concentra e risponde che sì, sta bene, lo sta visualizzando. Luka sorride e s'addormenta in un sogno. In volo a bordo del letto, attraversa i paesaggi della sua vita e vede dall'alto se stesso con Miloš intenti ad abbattere un albero, proprio come lui faceva con suo padre da ragazzo.




Arrivati quasi alla seconda ora di film, fa persino un po' effetto veder partire un momento dedicato al sogno vero e proprio, a uno spazio fuori dalla realtà sottolineato dal volo magico sopra quella Bosnia mostrata fino a prima con uno sguardo profondamente radicato a terra.

Kusturica è un maestro nel trattare la materia umana che lui conosce, quella della gente del suo paese con i suoi vizi e tradizioni fortemente radicati. Lo sa fare con delicatezza, nel senso che i suoi personaggi sono lo specchio fedele, a volte impietoso ma sempre realistico, delle tante sfaccettature che gli esseri umani sanno riservare.
Una delicatezza però sfacciata, perché non ci sono patinature ad alleggerire i toni e i volti del film. Tutto è messo in scena come un vortice frenetico fatto di sogni assurdi come l'Australia, spari e mitragliate per una festa o per una battaglia, canti e balli spensierati, sogni spezzati come quelli di un giovane calciatore che finisce nell'esercito, bugie e tradimenti, animali presi dalle stesse emozioni e conflitti degli uomini. I personaggi sono quasi macchiette circensi a volte, esagerati e buffi a ricordare in qualche modo il primo Charlie Chaplin.

Intorno a questo caleidoscopio, s'insinua la nascente guerra dei Balcani che nei primi anni '90 colpì e dissolse la Jugoslavia. Diversi snodi della trama sono legati al conflitto, che entra direttamente nelle vite dei personaggi: il figlio Miloš viene arruolato, le truppe invadono il paese di montagna, Sabaha è ferita in un agguato, per citare degli esempi.
Ma con la sua formidabile abilità, il regista non cade nella trappola di politicizzare con evidenza la storia, né di farne uno spaccato della vita durante una guerra. Kusturica, infatti, non perde mai d'occhio quella materia umana che nel bene o nel male sa cavarsela, sa distrarsi da ciò che la ferisce, cadere negli stessi errori anche una seconda volta, se non una terza, innamorarsi ancora, confidarsi delle proprie paure e desideri, conseguire sogni assurdi, crederci sempre. Una materia così bella che ti lascia a bocca aperta, come quando un uomo abbraccia e bacia un'asina che lo ha appena salvato dal suicidio.

E' questo ciò che conta nel film. Tutto il resto sembra un espediente per poterlo raccontare. E allora forse ecco perché fa persino un po' effetto trovarsi a un certo punto davanti al sogno di Luka: in fin dei conti, la vivida realtà che ci aveva raccontato Kusturica per quasi due ore era già stata qualcosa di simile. Un volo, un sogno, un miracolo, appunto.



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