14 luglio 2012

TAPPA N°5, Si può fare

Nello, il dottor Furlan e i membri della cooperativa viaggiano sul pulmino. Sono a loro modo pettinati ed eleganti come per un'occasione importante. L'atmosfera è tesa, qualcuno tossisce dal nervosismo, gli altri tacciono. Nello chiede a Nicky, l'autista, di passare in terza per far più veloce, ma come al solito lui si rifiuta. Furlan prova a intonare una canzone, senza riscuotere successo.
Il pulmino arriva al bordo di una stradina. I ragazzi sono tutti in fila davanti a due prostitute che chiedono: "Ma siete tutti matti voi?". Loro ridono, parte la musica di That's amore e subito dopo li ritroviamo sul pulmino di ritorno dalla "gita". Ora tutti assieme cantano divertiti, gridando e agitandosi sui sedili. Improvvisamente il mezzo compie un'accelerata: Nicky ha ingranato la terza come mai aveva fatto prima. La festa continua ancora più fragorosa.



A volte, un viaggio verso la libertà può prevedere anche una tappa sul ciglio della strada. Un po' di sano sesso liberatorio e la meta che si vuol raggiungere può apparire più vicina. Di sicuro lo è per i membri della Cooperativa 180. Loro, grazie all'ex sindacalista Nello, imparano nel corso della storia a diventare finalmente adulti, esseri sociali coi loro doveri e diritti, valorizzati per le specifiche qualità di ognuno. Loro che, a differenza di molti altri nell'Italia dei primi anni '80, vengono salvati e si salvano, con il proprio sforzo e impegno, dal diventare scarti di manicomio sedati dai medicinali.

“Si può fare” è così un viaggio di speranza, come già il titolo suggerisce. E' la frase che Nello ripete in continuazione ai suoi ragazzi sin dal primo momento, quando li raduna per conoscerli e decidere tutti assieme quali saranno gli obiettivi della cooperativa. Optano per diventare posatori di parquet, anche se qualcuno ambiva a diventare presidente, di cosa di preciso non si sa, e qualcun altro più fantasioso voleva invece essere sceriffo. Creato il gruppo di lavoro, mostrate ai suoi membri le regole su come si gestiscono in democrazia le scelte e i ruoli di ciascuno, la storia si sviluppa in un crescendo di ottimismo per il futuro prossimo di persone fino a poco prima considerate dalla medicina ufficiale incapaci di inserimento nella vita sociale dei "normali".


Ossi, spilungone timoroso e senza idee. Nicky, che sta per Nicky Lauda perchè lavorava negli autodromi. Luca, irascibile e tenebroso. Fabio, precisino e determinato. Sono soltanto alcuni, ma ognuno di loro sa mettersi in luce per e con gli altri a modo proprio, amabilmente, spesso facendoci divertire, sorridere con tenerezza per quelle maniere e trovate infantili, ingenue di dire la verità, di esporsi senza filtri davanti a nuove dinamiche, nuove avventure. I ragazzi della Cooperativa 180 sono come dei bambini che, grazie a Nello, s'affacciano oltre l'incubatrice del manicomio per esplorare l'età dell'adolescenza, dove si sperimenta e si cresce all'insegna del motto "si può fare".

La leggerezza dei toni del film fa dimenticare per lunghi tratti i problemi reali che coinvolgono i ragazzi. Non viene calcata la mano sulle loro drammatiche back-story, alcune delle quali riguardano anche omicidi familiari. Queste vengono soltanto accennate a sprazzi, per tracciare le linee del contesto, ma non sono mai davvero dominanti a creare una cappa di pesantezza sulla tematica del disagio mentale. Noi li seguiamo e tifiamo per loro, per quello che stanno costruendo nel presente, nella nuova condizione finalmente di uomini sulla via dell'indipendenza e realizzazione.
Lo facciamo con la passione che si potrebbe avere per il piano di un super-eroe per salvare il pianeta, perché sappiamo che con la loro costanza e un entusiasmo così fresco, facile sì ma potente, le cose potranno andare bene. Addirittura si arriva vicini alla storia d'amore, tra Gigio e una ragazza presso cui la cooperativa ha eseguito dei lavori. C'è spazio per un ballo tenero in discoteca, e poi un bacio. E pensare che il contatto con una donna era faccenda estranea fino a prima, almeno fino a quella gita recente a bordo del pulmino.

A questo punto, quasi necessariamente, la storia compie la sua virata drammatica: Gigio viene trovato impiccato dopo che aveva ascoltato di nascosto le parole piene di offensiva misericordia nei suoi confronti da parte della ragazza. E' un colpo duro, per il gruppo guidato da Nello ma anche per noi spettatori. Tutto sembrava poter non fallire, come un gioco che entusiasma e cattura e che va avanti all'infinito perché il bonus di vite non si esaurisce mai. La realtà invece s'impone brusca, senza remore, facendo cascare una pioggia pesante di dubbi e sensi di colpa su chi, come Nello, aveva tentato una via "normale" per chi la normalità del mondo non l'aveva mai vissuta.



Una battuta d'arresto che non ferma però l'andamento positivo del film. La forza trascinatrice dei personaggi supera persino i ripensamenti di Nello sul progetto. Tutti assieme, con la dolce leggerezza che potrebbe dimostrare un bambino, sorpassano il dramma e si riuniscono per continuare. Continuare a fare parquet, stavolta addirittura a Parigi. Continuare quel viaggio che ha fatto tappa sul ciglio della strada con delle prostitute. Un passaggio dalla seconda marcia alla terza verso la speranza.




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