10 luglio 2013

3 ATTI. I primi della lista

Il Masi, il Lulli e il Gismondi si fermano in autogrill. Fabio chiede al barista notizie sulla radio. Pino cerca di avvisare per telefono Nancy della situazione italiana, ma per lei la loro storia è finita. Renzo entra nel bar dopo aver messo benzina: dietro di lui entrano decine di militari, in marcia verso Roma.


Il viaggio dei tre protagonisti è iniziato da poco e l'incontro con i militari all'autogrill è la scintilla che innesca la spirale di paranoia più totale e soprattutto condivisa. Fino a quel punto è Pino Masi, il più maturo, carismatico e ossessivo dei tre, a trascinare i due ragazzi, ma la presenza dei soldati al bancone del bar sembra sancire definitivamente la certezza di una nuova marcia su Roma. Scopriremo che è il 2 giugno e i soldati stanno scendendo a Roma per la festa della Repubblica, ma in fondo quale occasione migliore per un colpo di stato? "Hanno già tutto l'esercito lì" dirà il Masi quando gli austriaci glielo diranno. Ed è curioso come a posteriori, oggi, tutto questo sembri effettivamente assurdo e plausibile insieme.
Questa è la scena dell'equivoco definitivo: è il pacifico e scettico Lulli ad accorgersi per primo dei militari, a dirlo agli altri e a rendere la paura reale. Mentre il Gismondi interroga confusamente il barista sul perché la radio abbia interrotto le trasmissioni e quali notizie abbia dato, il Masi parla al telefono con una fidanzata che non lo vuole senza volerlo capire. Ognuno nella propria confusione, insieme convergono nella paranoia condivisa e la fuga.


Con la loro Autobianchi, i tre arrivano alla frontiera. I carabinieri al confine rientrano nel casottino per accertamenti via telefono lasciando la sbarra aperta. In un attimo l'auto attraversa la terra di nessuno e raggiunge la sbarra, chiusa, del confine austriaco. Dietro, urlando e armi in pugno i doganieri italiani li rincorrono.


L'arrivo in Austria è l'apice della tensione, il panico e la paranoia dei personaggi, ma anche per il pubblico. I doganieri controllano i documenti, scopriranno tutto (cosa, poi?): l'unica possibilità è raggiungere l'Austria e chiedere asilo politico. I carabinieri italiani lasciano la sbarra aperta permettendo all'A112 di lanciarsi oltre. La sbarra austriaca è chiusa, costringendo i tre a scendere dall'auto. L'inseguimento prosegue così a piedi per i boschi, ma se i carabinieri rincorrono i fuggitivi, a loro volta le guardie austriache inseguono quelle italiane, che hanno sconfinato armate.
La scena che segue è esilarante. E per la prima volta l'equivoco va a favore dei nostri: tutti urlano, tutti corrono, tranne il Lulli, che riesce a scappare, mentre le goffe guardie di confine italiane vengono tratte in arresto dai doganieri austriaci, increduli.


Visite al carcere di Villach. Papà Gismondi è affranto, Fabio ancora non accetta l'accaduto: "Hai da dirmi qualcosa?" chiede al padre, "No, e tu? Tu hai da dirmi qualche cosa?", "No, io no". I Lulli si dividono i ruoli: la mamma è preoccupata, il papà inizia borbottando e finisce trascinato fuori dalle guardie.
Fabio chiede ancora al padre "Senti ma a Pisa ci prendono ancora in giro peso?", "No....sì".


L'avventura è giunta al termine. Al carcere di Villach tutti gli equivoci sono stati rivelati, per la rabbia del Gismondi e l'incredulità del Masi. L'arrivo dei genitori in visita, riporta i ragazzi alla realtà: Pino è ancora da solo e nessuno è venuto a trovarlo, Fabio si preoccupa di quel che dice di loro la gente a casa, i genitori del Lulli perpetuano i loro ruoli e mentre la mamma vuole solo riportarlo a casa, il padre riprende l'annosa questione dell'auto e delle responsabilità.
Ma forse Renzo un po' è cresciuto, o più che altro è nel presente e nella storia, senza tornare semplicemente indietro. Renzo sceglie di non tornare a casa coi suoi ma di aspettare i suoi compagni di avventura. Renzo vuole ancora suonare e intona Quello che non ho nell'emozionante scena finale. Ma soprattutto Renzo sceglierà di raccontare questa storia perché qualcuno possa farne un film.



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