9 luglio 2014

Fermi tutti, o sparo!

Tra i film proiettati a CineComedy si è intrufolato nell'ultima serata di giovedì 3 Luglio un genere cinematografico piuttosto nuovo, il mockumentary. Ovvero una narrazione documentaristica alla cui base, però, non vi è una storia o un fatto reale, bensì di totale invenzione (o quasi).

Nel quarto appuntamento del 2014 alla Casa nel Parco è stata la volta de Il Mundial dimenticato di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni. Il primo dei due giovani registi era presente a Mirafiori a presentare la proiezione e a condurre il giorno successivo un workshop proprio sulla realizzazione di un mockumentary.


La scelta del loro film è sembrata più che mai azzeccata proprio nell'estate dei mondiali di calcio brasiliani. Come si può facilmente intuire dal titolo, infatti, il film ci porta alla scoperta di un particolarissimo mondiale di calcio che si disputò, così ci raccontano, nel 1942 nella Patagonia argentina, ma di cui nessuno pare avere più alcun ricordo, nemmeno le istituzioni ufficiali del calcio internazionale. Quello fu l'anno in cui i campionati del mondo di calcio furono sospesi dalla FIFA per via della Seconda Guerra Mondiale che stava coinvolgendo le maggiori potenze internazionali.

Ci pensò allora un ricco e appasionato conte che viveva in Patagonia a mettere assieme le più strambe delegazioni di calciatori da tutto il mondo, per lo più operai che all'epoca erano in territorio argentino a costruire una grossa diga e che s'improvvisarono campioni del pallone. Il mondiale non riconosciuto, quello di cui nessuno parlò, fu però il più spettacolare e divertente, anche più sorprendente del 7 - 1 della Germania sul Brasile di pochi giorni fa.


L'ambientazione del film si muove all'interno di un contesto storico-sociale reale in quella parte sperduta di globo dimenticata da tutti, anche dalla guerra; un porto franco ideale dove reinventare un nuovo mondo. E qui scatta la forza de Il Mundial dimenticato, una stravagante reinterpretazione della realtà tramite un'immaginazione sognante, come quella di un bambino che si diverte in piena libertà a mischiare e modificare le carte altrimenti indelebili, e spesso dolorose, della storia.

Per Lorenzo Garzella, lo ha detto al pubblico a fine film, è stato come mettere in scena quello che da piccolo avrebbe voluto fossero i campionati di calcio: arbitri che usano le pistole per redarguire i calciatori e gare che si interrompono per giorni perché si possa sviluppare la pellicola e verificare con la moviola se la palla ha varcato la linea di porta.



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